L’ingiuria non è più reato: chi viene offeso non può più denunciare e se reagisce con la violenza rischia il penale.
Non tutti sono al corrente di quali conseguenze ha portato la depenalizzazione del reato di ingiuria. Da quando, nel 2016, le offese sono diventate solo un illecito civile, è divenuto di fatto impossibile punirle. Ma non solo: a rischiare oggi è più la vittima che il colpevole quando si lascia trasportare dalla collera. In pratica, in caso di provocazione, non si può reagire a una offesa, altrimenti scatta il reato a carico dell’ingiuriato. Ma procediamo con ordine per comprendere quali sono le ripercussioni, sul piano pratico, di questa modifica legislativa. Per comprenderlo meglio facciamo un esempio.
Immaginiamo che due persone abbiano in corso una discussione. Tra i due non corre buon sangue; così, in men che non si dica, dai toni civili si passa a quelli inurbani. Uno dei due, in particolare, più propenso al linguaggio scurrile, inizia a dire all’altro una serie di frasi offensive, usa toni molto forti e dispregiativi. Insomma, lo ingiuria. Un tempo questo comportamento era reato e consentiva alla vittima di sporgere querela ai Carabinieri o alla Procura della Repubblica. In assenza di testimoni – come di solito succede in questi casi – la parola della parte offesa contava quanto quella di un testimone: le sue dichiarazioni, infatti, avrebbero potuto far condannare il responsabile delle offese. Una regola del processo penale, questa, scritta per punire tutti quei reati che si consumano “a tu per tu” (come la concussione, la violenza sessuale, il racket), senza cioè la presenza di altri che possano confermare il delitto e l’identità del colpevole.
Andiamo avanti nel nostro esempio. È verosimile – ed anche comprensibile – che la persona ingiuriata, poiché provocata, possa assumere lo stesso contegno del suo aggressore e, nei casi più gravi, avere uno scatto d’ira. Immaginiamo allora che gli dia un bel ceffone in faccia. Nessuno si scandalizzi: quando si tocca l’orgoglio, l’uomo reagisce nei modi più impensabili. Ebbene, quali saranno le ripercussioni di questo gesto su un piano legale? La violenza e le lesioni sono ancora un reato; quindi è verosimile che la vittima, anche per vendetta, vada al pronto soccorso, si faccia dare un certificato medico e poi denunci il suo interlocutore. Come potrà difendersi quest’ultimo? Sicuramente il primo pensiero sarà quello di dire «Sono stato provocato». E qui bisogna tenere conto di un’altra norma che, in questa circostanza, potrà sembrare ingiusta: la provocazione ad una offesa scrimina solo un’altra offesa, ma non anche un pugno in un occhio. Come dire: se qualcuno ti manda a quel paese puoi limitarti a fare altrettanto ma non certo a menarlo.
Non solo. Anche se non dovessi usare le mani ma abbandonarti a frasi come «Te la farò pagare», «Non sai con chi hai a che fare…», «Ti ammazzo quando meno te lo aspetti» potresti essere passibile di una denuncia per minaccia, anch’essa reato a differenza dell’ingiuria.
Risultato: la vittima dell’ingiuria, oltre a non poter querelare chi l’ha offesa, diventa invece oggetto di un procedimento penale per la sua reazione, senza che possa chiamare, a suo beneficio, giustificazioni relative allo stato d’ira o alla provocazione.
Da oggi, quindi, se qualcuno ti offende farai meglio a “mandare giù” tutte le parole dette e a voltarti dall’altro lato per evitare di abbandonarti a uno sfogo fisico che per te sarebbe solo causa di grossi problemi legali.
Fonte: La Legge per tutti
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