Ai sensi dell’art. 659 del codice penale commette il reato di “disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone” “chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone”. In particolare, quindi, la produzione di forti rumori può essere sanzionata dall’ordinamento anche sotto il profilo penale, con l’ammenda fino a 309 euro o l’arresto fino a 3 mesi.
La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato il caso di un hotel il cui impianto di condizionamento dell’aria causava emissioni sonore rumorose molto intense ai danni del vicinato. In particolare, con la sentenza n. 28671 del 2017, la Corte di Cassazione ha chiarito che il gestore di un hotel deve provvedere affinché le emissioni rumorose dei condizionatori siano contenute e non causino un perdurante disturbo ai confinanti, altrimenti risponde per il reato di cui al citato art. 659 c.p.
Perché il reato si configuri pienamente è però necessario che le emissioni sonore siano superiori ai limiti consentiti dalla legge e che sia mancata una condotta attiva volta a ridurle o minimizzarle. Se ricorrono queste condizioni, quindi, si realizza la fattispecie di reato e interviene la sanzione penale, non la semplice sanzione amministrativa prevista dalla legge quadro sull’inquinamento acustico (l. 447 DEL 1995). Perché ciò avvenga l’intensità deve quindi tale da pregiudicare in modo determinante le occupazioni e il riposo delle persone.
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