L’intero pacchetto è stato ribattezzato «nuove politiche». Contiene tre capitoli: le pensioni, i contratti pubblici e il capitale umano, ossia la detassazione del salario di produttività. Dei 3,15 miliardi di euro che il governo ha deciso di destinare a questo pacchetto, la metà, circa 1,6 miliardi, andranno a finanziare le novità in materia di previdenza. A cominciare dalle misure sociali, prima fra tutte l’aumento delle quattordicesime, che da sole valgono 700 milioni di euro di maggiore spesa. Chi percepisce un assegno fino a 750 euro al mese, già oggi incassa una mensilità extra pagata a luglio, che varia 336 euro a 504 euro a seconda degli anni per i quali si sono versati i contributi. Queste quattordicesime saranno aumentate del 30%. Significa che l’assegno massimo salirà fino a circa 650 euro. Chi invece ha un reddito da pensione tra i 750 euro e i 1.000 euro mensili, e dunque oggi è escluso dal beneficio della quattordicesima, inizierà a incassarla. Ma l’importo sarà pari a quello delle vecchie quattordicesime, senza la maggiorazione del 30%.
Un altro punto caratterizzante del pacchetto previdenza, sarà la possibilità di cumulare gratuitamente i contributi versati in gestioni diverse. Questo permetterà di anticipare la pensione.
IL MECCANISMO
Dal meccanismo rimarranno però escluse le casse professionali. Inoltre, per i dipendenti pubblici, la liquidazione del Tfs, il trattamento di fine servizio, avverrà solo al momento della maturazione dei requisiti precedenti al cumulo. Siccome il Tfs viene liquidato 24 mesi dopo l’uscita dal lavoro, il ritardo prima di ottenere la liquidazione potrebbe salire anche a 4-5 anni. C’è poi il capitolo dedicato ai lavori usuranti. Innanzitutto verrà permesso di uscire prima in base alle vigenti norme, anche se nell’ultimo anno non si è più svolto il lavoro usurante. Ma la loro via d’uscita privilegiata, dovrebbe essere quella dell’Ape social, il prestito pensionistico con rimborso delle rate a carico dello Stato.
Questo scivolo sarà sicuramente consentito ai disoccupati senza più ammortizzatori, ai lavoratori disabili e ai lavoratori con un disabile a carico. Ma si sta definendo anche una platea di lavori «gravosi» che potrebbero ottenere l’Ape social: dagli edili, agli infermieri fino alle maestre d’asilo.
Alcuni nodi ancora da sciogliere rimangono anche per i cosiddetti «lavoratori precoci», coloro che hanno iniziato la loro attività in età giovanissima. Per quelli che hanno cumulato almeno 52 settimane di contributi prima dei 19 anni di età, verrà riconosciuto un bonus che permetterà di lasciare il lavoro con 41 anni di versamenti. Sempre sul versante sociale c’è anche l’innalzamento della «no tax area», il limite di reddito al di sotto del quale il pensionato non è tenuto a pagare tasse. La soglia sarà portata a 8.125 euro, sostanzialmente in linea con quella in vigore per i redditi da lavoro. Una misura che avrà un impatto sui conti di circa 260 milioni di euro.
Fonte: Il Messaggero
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